sabato 30 dicembre 2017

Il compleanno della nonna (nel settecento)

Il compleanno della nonna, un evento importante, illustrato dal pittore italiano Arturo Ricci (1854-1919). In questi due dipinti possiamo apprezzare l'atmosfera del'700 rievocata con grande maestria dal pittore. Tanta bellezza, stile e moda in questi due dipinti. Ma la cosa che più colpisce è l'affetto dei nipoti e in generale di tutti. La nonna al centro della scena. Giustamente! La nonna che tiene unita la famiglia.
Gli abiti rispecchiano il gusto tipico del Rococò: abiti ampi con criolina, ricchi di passamaneria e fronzoli per le donne. Anche gli uomini sono molto eleganti e indossano la marsina, un indumento molto elegante del '700. Anche gli arredi si distinguono per la loro eleganza e raffinatezza.
Nonna,
spero di ereditare i tuoi occhi, perché hanno visto il mondo.
Spero di ereditare la tua personalità, perché è piena di grazia.
Spero di ereditare il tuo cuore, perché è fatto d'oro.
Spero di poter essere proprio come te, quando invecchierò.
Buon compleanno nonna!
In questo dipinto gli abiti sono di uno stile più semplice, più di tipo neoclassico. E la scena è sempre dolce e affettuosa. La bella nipotina dai capelli rossi dona un mazzo di fiori alla nonna e le dice:
Nonna,
questo mazzo di fiori 
e solo un piccolo dono.
Ma vuole esprimerti quanto 
sei importante per me.
Buon compleanno nonna!
Tanta delicatezza, grazia, eleganza, gioiosità e luminosità in queste due opere d'arte e nei gesti di celebrazione del compleanno delle care nonne. 

Facciamo anche noi spettatori gli auguri a queste due bellissime nonne del '700. Auguri!

giovedì 28 dicembre 2017

Il compleanno della nonna (seconda metà dell'ottocento)

Erano una famiglia benestante molto unita e legata. Era il giorno del compleanno della nonna, il settantesimo compleanno; le figlie, la nuora e tutti i nipotini erano presenti. Mancavano solo i mariti perché ad una riunione di lavoro e li avrebbero raggiunti in serata per celebrare e festeggiare il compleanno dell'amata nonna.
Louis Edmond Pomey, La fete de la Grand' Maman
La nonna aveva due figlie e un figlio e quattro nipotini: tre femminucce e un maschietto. La nonna seduta sulla sedia, non molto dissimile da un trono, accoglie i nipotini con il suo meraviglioso sguardo dolce e vitale. La sua dolce nipotina con i capelli rossi e un affascinante vestito, le dona una rosa rosa come segno d'affetto e incoraggiata dal fratello maggiore, le dice:
Nonna, hai gli occhi più belli del mondo.
La tua personalità dice tutto sul tuo percorso di vita.
Il tuo grande cuore è l'oggetto più prezioso che abbia mai trovato nella mia vita.
Vorrei tanto essere come te.
Buon compleanno Nonna!
Il fratellino maggiore stringe in mano una pergamena contenente un affettuoso augurio di compleanno da parte di tutti quanti. Tutti i presenti guardano con stupore e incanto la deliziosa scena. La nipotina più grande aspetta con pazienza e non vede l'ora di suonare un brano musicale al pianoforte da dedicare alla nonna. Per la grande occasione tutti hanno indossato raffinati ed eleganti abiti.

Auguri anche da parte nostra che siamo spettatori, nonna!

mercoledì 27 dicembre 2017

L'ordine della signora Fairfield

A volte basta un particolare per caratterizzare una persona: il viso o un aspetto dell'abito, il modo di camminare o di muovere le mani...una sola caratteristica, se osservata con attenzione e descritta con cura, può diventare il simbolo di una persona. Alla ricerca di particolari veramente significativi, però, si è spesso tentati di andare oltre ciò che appare a prima vista. Diventa necessario entrare dentro le persone, scoprire il loro carattere e il loro modo di essere attraverso  le loro azioni e i loro comportamenti. La descrizione degli aspetti esteriori lascia il posto alla descrizione del carattere, cioè degli aspetti interiori.
Giuseppe Maria Cresspi, Donna che lava i piatti, 1725 circa
Galleria degli Uffizi, Firenze
In cucina, accanto al lungo tavolo sotto le due finestre, la vecchia Mrs. Fairfield lavava i piatti della prima colazione. L'acqua schiumava nel grande catino insaponato e in cima alla schiuma faceva tante bollicine rosa e azzurre. Le braccia della vecchia signora erano nude fino al gomito e colorate di un vivido rosa. Aveva addosso un vestito di seta grigia con un disegno purpureo di grosse viole del pensiero, un grembiule di lino bianco e una cuffia imponente che sembrava un budino di mussola bianca. Sul petto portava una mezzaluna d'argento con cinque piccole civette sedute sopra, e intorno al collo una catena da orologio di perline nere. Era difficile credere che non abitasse in quella cucina da molti anni; ne faceva talmente parte. Ripose le brocche con gesti sicuri e precisi, muovendosi a suo agio dalla stufa alla credenza, guardando nella dispensa e nell'armadio come se ogni angolo le fosse familiare. Quando ebbe finito, ogni cosa in quella cucina era a posto come in un puzzle. Rimase in mezzo alla stanza ad asciugarsi le mani in uno strofinaccio quadrettato; un sorriso le splendeva sulle labbra; pensava che tutto era molto in ordine, molto soddisfacente.
Tratto dal libro "Tutti i racconti" scritto da Katherine Mansfield (1888-1923) nel 1920

giovedì 21 dicembre 2017

La sacra famiglia e l'adorazione dei pastori

Guido Reni, Adorazione dei Pastori, 1640 circa
Museo di San Martino, Napoli
Gesù bambino illumina i volti  e scalda i cuori nel buio della notte. I volti sono tutti illuminati. La luce non arriva da una lampada e nemmeno da un fuoco, ma da Gesù bambino. E' lui infatti la luce del mondo! Il quadro, opera di Guido Reni (1575-1642), trasmette un senso di gioia e gratitudine.

Questo è invece il presepe di Palma di Montechiaro, il mio paese. Un presepe che parla e pensa. Un presepe che si ascolta. Stamattina mentre lo visitavo, ho immaginato le parole e i pensieri di chi c'era quella notte a Betlemme e ho incontrato uno per uno donne, uomini, animali come fossero vivi, come fosse oggi.
Mi scuso per la qualità delle foto, ma sono scattate con il cellulare. Inoltre, non ho potuto visitare tutto il presepe; una parte era chiusa perché visitabile solo di sera.
E' lui al centro del presepe, tutto ruota attorno a questo speciale bambino: Gesù.
Dio ha preso un corpo per portare agli uomini la buona notizia che lui è un papà buono e ama noi, suoi figli. 
Il paesaggio è quello arido e brullo della Palestina, le case sono di colore chiaro, con muri grezzi e qualche finestra, i vestiti dei personaggi sono lunghi, con veli che coprono il capo e mantelli. Lo popolano gli artigiani alle prese con le loro attività, i pastori e gli animali della campagna (conigli, papere, galline, cavalli, asinelli, pony, pecore, capre) che sono i primi a ricevere la buona notizia della nascita di Gesù. Persone povere e semplici che a quei tempi erano poco considerate, anzi guardate con sospetto e tenute lontano, all'ultimo posto. Gesù bambino invece sorride proprio a loro. La sua luce si diffonde tutt'intorno, non esclude nessuno. Il suo primo insegnamento è un esempio di accoglienza.
Un paesaggio con diversi elementi architettonici: le casupole del villaggio, i ponticelli, la vegetazione, i sentieri, il ruscello, lo stagno.
Un ambiente umile rappresentato da scene di vita contadina e pastorale. Ho incontrato il fabbro, il ciabattino, il canestraio, le donne che preparano il pane, il mugnaio, la famiglia contadina stretta attorno al focolare, le donne che lavorano al telaio, il pastore che prepara il formaggio e la ricotta, il falegname, il bottaio, le lavandaie.
Ho incontrato una giovane donna che attinge acqua da un pozzo...l'acqua come simbolo di bisogno di vivere, di essere amati, di un senso della vita, di una speranza:
Ho incontrato il pastore che prepara il formaggio e la ricotta:
Ho incontrato il mugnaio e una donna che prepara il pane:
Ho incontrato la venditrice di Agrumi:
Le parole dei personaggi del presepe e anche degli spettatori (me compresa) sono sussurrate, i sorrisi sono pacati, i gesti sono morbidi e naturali perché quel volto nuovo alla vita sia la vita stessa, perché esso assorba da solo tutte le energie, tutte le speranze, tutte le attese, tutti i sogni.
Anche a casa mia abbiamo allestito un piccolo presepe in un angolo del soggiorno per vivere l'evento più emozionante e coinvolgente della storia: la natività.
Questo è, invece il presepe allestito a casa sua, da mia sorella:
Presepi piccoli rispetto a quello creato in paese ma che trasmettono il loro messaggio d'amore e serenità.
Buon natale di cuore a chi passerà dal mio blog,
Angela 

sabato 16 dicembre 2017

L'occhio del medico

Quando in una famiglia nasce un bambino, è una grande gioia per tutti, ma soprattutto per i nonni, che sono doppiamente felici: prima per gli sposi, che sono diventati mamma e papà; poi per loro stessi, che sono diventati nonni. Una gioia contenuta per un pò di apprensione legata a quel pizzico di imponderabile che rimane al fondo di ogni vicenda umana, ma che svanisce quando la porta della sala parto si spalanca, e un bel bambino emerge dal mistero della vita. "Come sta la mamma?, è la prima domanda che sorge, seguita da un bel applauso che si leva fra qualche lacrima di felicità.
Un "senso di appartenenza" e un "istinto di protezione" investono i nonni nel momento in cui sollevano il nipotino per la prima volta sulle braccia. 
Frida Kahlo, My grandparents, My parent, and I (Family tree), 1936
Ci sono certamente molti modi per parlare di un bambino appena nato. L'autore del testo che vi propongo è un pediatra che descrive un neonato dal suo punto di vista, cioè da quello del neonatologo abituato ad osservare nei minimi particolari e con il...distacco dovuto all'abitudine  e al mestiere.

Così scrive il dott. Benjamin Spock (1903-1998), pediatra e pedagogista statunitense:
"Il neonato, di solito appare brutto al genitore che ne vede uno per la prima volta. La pelle è coperta di una sostanza grassa che, se non viene asportata, si riassorbe lentamente e protegge dagli eritemi. Al di sotto la pelle è molto arrossata. Il viso è edematoso e gonfio, e certe volte ci saranno i segni bluastri del forcipe. La testa è deformata in seguito alla compressione durante il parto, la fronte è bassa, l'occipite è allungato. Talora c'è un ematoma, cioè una raccolta di sangue al di sotto della cute del cranio (ematoma epicranico) o al di sotto della teca (endocranico); impiega settimane a riassorbirsi. Un paio di giorni dopo la nascita può comparire un lieve ittero che dura una settimana (se è presente alla nascita o se è molto intenso o se dura più di una settimana, bisogna comunicarlo al medico). Il corpo è ricoperto di fine peluria che scompare di solito entro una settimana. Per due settimane ancora può avvenire una squamatura generale di tutta la pelle del corpo. Alcuni neonati hanno folti capelli che scendono fin sulla fronte. Questi primi capelli, in ogni caso, qualunque siano il loro colore e la loro consistenza, cascano, e la nuova capigliatura, che presto o tardi crescerà, può essere di natura o di colore completamente diversi."
Tratto dal libro "il bambino come si cura e come si alleva, Longaresi, Milano" di Benjamin Spock

Il dott. Spock ha insistito in modo così...poco gentile sulle caratteristiche negative del neonato: primo perché un neonato si presenta veramente così quando viene alla luce; secondo per tranquillizzare i genitori spiegando che lividi, arrossamenti, caduta dei capelli sono naturali e che quindi non devono destare preoccupazioni.
Il suo libro "Il bambino come si cura e come si alleva" pubblicato per la prima volta nel 1946, oltre che contenuti scientifici, presenta allora contenuti pedagogici di alto spessore.
Benjamin Spock nel 1967

venerdì 15 dicembre 2017

Le mani della vecchia signora

La stanza è illuminata in parte da una finestrella poco più grande d'una feritoia, e in parte dal riverbero rossastro e intermittente del fuoco, e la vecchia signora si trova nella zona d'ombra, come una massa oscura e indistinta contro la parete affumicata, una massa quasi violetta fra il camino e la parete. La sola cosa viva della sua persona restano le mani ch'ella protende verso il fuoco per rianimarle, mani esili lunghe scarne, avvizzite come vecchi sarmenti agitate da un leggero tremore e, a osservarle meglio, un pò rattrappite; controluce, esse rivelano l'intreccio delle articolazioni leggermente deformate dall'artrite, con i ceppi e le divaricazioni delle vene ingrossate dalla sclerosi.
Tratto dal libro "Il seme sotto la neve, 1942" di Ignazio Silone (1900-1978)

Capelli bianchi

Le filastrocche sembrano appartenere al passato. Ma tutto si può rinnovare: forse nulla si butta e molto si trasforma, adattandosi ai tempi...anche i nonni e le...filastrocche.

Quanti capelli bianchi 
ha il vecchio muratore?
Uno per casa
bagnata dal sudore.
Ed il vecchio maestro
quanti capelli ha bianchi?
Uno per ogni scolaro 
cresciuto nei suoi banchi.
Quanti capelli bianchi 
stanno in testa al nonnino?
Uno per ogni fiaba
che incanta il nipotino.
Gianni Rodari
Wilhelm Roegge, Großvaters Liebling, 1908

martedì 12 dicembre 2017

Santa Lucia: la luce che rischiara la notte

Siamo in autunno, fra qualche giorno sarà inverno. Le giornate sono fredde ma soprattutto sono buie. Il giorno timido, si ritira presto mentre la notte prepotente pretende per sé tante ore  ed è lunga lunga.
Camille Pissarro, Cataigniers a Louveciennes, 1879
Musee d' Orsay, Parigi
Ecco, allora che arriva Santa Lucia e rinnova la speranza di quella luce che porta già nel nome: Lucia infatti significa "luminosa". E' il 13 dicembre.
Molti artisti l'hanno rappresentata sulle loro tele con un ramo di palma in una mano e un piccolo vassoio con due occhi nell'altra. 
Benvenuto Tisi detto il Garofolo, Santa Lucia, 1535
Roma, Pinacoteca Capitolina

La storia narra che a Siracusa, in Sicilia, intorno all'anno 280 nasce Lucia. Erano tempi duri per i cristiani, che venivano perseguitati per la loro fede da Diocleziano e dovevano pregare di nascosto. A Siracusa Pascasio che comandava la città, applicava con ferocia le leggi dell'imperatore. Lucia era una giovane di straordinaria bellezza, di nobile e ricca famiglia. Pare che Lucia, per muoversi sicura nelle stanze sotterranee dove si riunivano i cristiani, le catacombe, portasse una candela sulla testa. La madre, rimasta vedova, aveva scelto per lei un fidanzato ricco, per garantirle una vita agiata, ma Lucia non pensava al matrimonio.  Si dedicava invece ai poveri, ai malati ed a un certo punto disse al fidanzato che non l'avrebbe sposato. Quello, sconvolto e offeso, la denunciò come cristiana al governatore di Siracusa.  Lucia venne arrestata e subì un lungo processo. Fu minacciata e torturata dal governatore ma non cedette, rispondendo "che l'animo suo mai avrebbe ceduto al peccato". Diede anche una risposta che è rimasta famosa: "non c'è peccato, se non c'è la volontà di peccare".

Dettaglio della pala di Santa Lucia: "Santa Lucia davanti al giudice" di Lorenzo Lotto (1532)
Pinacoteca civica e galleria di arte contemporanea a Jesi nelle Marche
Pala di Santa Lucia di Lorenzo Lotto: dipinto su tavola
Lucia non cedette nemmeno quando l'accecarono. Le strapparono la luce della vista ma non quella della fede. Alla fine venne uccisa con la spada. Era il 13 dicembre del 304. Da allora i cristiani la venerano e la considerano protettrice degli occhi e degli oculisti.
Il martirio di Santa Lucia rappresentato su questa tela dal pittore siciliano Mario Minniti
Palazzo Bellomo, Siracusa
La storia di Lucia ha colpito anche il nostro famoso Caravaggio che nel 1608 dipinse "il seppellimento di Santa Lucia". Il dipinto attualmente si trova presso la chiesa di Santa Lucia alla badia in Piazza Duomo a Siracusa:
Lucia ha preferito morire piuttosto che negare la sua fede. Ci vuole tanto coraggio! Lucia l'ha avuto, anche se era una ragazza molto giovane. 
Ogni anno, a Siracusa in Sicilia, dove la vergine e martire Santa Lucia ebbe i natali, si svolge una grande festa che va dal 13 al 20 dicembre. 
La statua di Santa Lucia durante la festa religiosa a Siracusa
Il culto di Lucia si diffuse presto non solo in Sicilia, ma anche a Venezia, dove si conservano i suoi resti,
Reliquie di Santa Lucia nella chiesa di San Geremia a Venezia
e nell'Europa del Nord.
Il 13 dicembre in Svezia, Norvegia e Danimarca le bambine, vestite di bianco e con una corona di candele sulla testa, vanno di casa in casa cantando dolci canzoni.
Illustrazione di Adele Soderberg del 1910 circa
In molte località italiane si affida a Santa Lucia il compito di distribuire i doni. La santa si fa aiutare da un asinello perciò è diffusa l'abitudine di lasciare ben in vista una manciata di fieno o un ciuffo di carote. 
Illustrazione di Giovanni Manna

venerdì 8 dicembre 2017

Allo specchio

Frank Markham Skipworth, The Mirror, 1911
Amare se stessi è una dichiarazione di valore. Io valgo in quanto essere umano. Valgo semplicemente perché esisto. Io mi amo e mi accetto esattamente così come sono. Questa è una consapevolezza che nessuno dall'esterno può offrirci, deve arrivare per forza da noi. Questa è l'autostima.
Scrivendo sull'autostima, mi piace ricordare le donne allo specchio del pittore francese Auguste Toulmouche (1829 - 1890).  Donne dal carattere vivo e spontaneo ritratte in pose ed abiti eleganti. Colte in atteggiamenti romantici, spesso sentimentali ed ingenuamente maliziosi. Eccole:
La toilette, 1890
The admiring glance, 1868
Preparing for the ball, 1889
Reflection of   beauty, 1878


















                                   
Molti artisti hanno ritratto donne allo specchio. Un oggetto che riflette la nostra immagine.
Cercare il nostro valore dagli altri è una trappola che porta a risultati molto insoddisfacenti. Paradossalmente otteniamo più approvazione, o considerazione dagli altri quando ci diamo noi stessi valore. Ognuno di noi ha un valore enorme che non è legato a ciò che facciamo, o ai nostri risultati ma è un valore intrinseco.
Jules Emile Saintin, Reflections, 1875
Non dobbiamo mai dimenticare il nostro valore intrinseco. A volte situazioni come: i nostri errori, le nostre imperfezioni possono abbassare la nostra autostima ma dobbiamo tenere ben in mente che l'autostima non ha nulla a che fare con tutto questo. Quindi occorre una distinzione netta fra persona e comportamento. Noi come persone siamo più dei nostri comportamenti e proprio per questo siamo sempre in grado di modificarli. Noi non siamo definiti dai nostri comportamenti, sennò quest'ultimi diventano una gabbia per noi. Allora occorre separare l'essere dal fare.
Il fare è legato alla nostra efficacia, quando siamo più o meno efficaci a fare qualcosa; l'autostima, invece, è amore per noi stessi ed è legata all'essere.
John William Waterhouse, Mariana in the south, 1897
Possiamo non essere efficaci in qualcosa, eppure continuare comunque ad amarci. Possiamo non essere orgogliosi, o soddisfatti delle nostre azioni, ma continuare comunque ad amarci, stimarci e rispettarci in quanto esseri umani. Avere un comportamento sbagliato, o un risultato sbagliato non significa essere sbagliati. Fare degli sbagli è normale e fa parte dei processi di apprendimento, non possiamo aspettarci di non sbagliare mai. Ed è solo quando ci permettiamo di sbagliare, di provare e di riprovare che possiamo evolvere e migliorare. Ma siamo liberi di farlo, solo quando smettiamo di mettere in dubbio il nostro valore come esseri umani ogni volta che sbagliamo. Ovvero quando la nostra autostima, l'amore e il rispetto per noi stessi, non viene messo in dubbio, allora si che possiamo essere liberi di sperimentare, di provare e sbagliare, cadere e rialzarci.
L'autostima è, quindi, un amore incondizionato per noi stessi, si tratta di celebrare chi siamo in quanto essere umani, indipendentemente dai riscontri di ciò che facciamo: carriera,  età, aspetto fisico, denaro, approvazione altrui. 
Una sana autostima non ci rende perfette ma realiste e ci permette di valorizzare i nostri talenti e le nostre abilità, senza nascondere i nostri limiti.
Limiti che inevitabilmente ognuno ha in dotazione e che sono insiti nella natura umana.
Donna allo specchio di Alfonso Savini 

venerdì 1 dicembre 2017

Il canestro di frutta

E' sempre piacevole per i nonni, ricevere gli auguri di compleanno dai nipoti. 
Vedere i nipotini, li mette di buon umore. Per i nonni è un bene cercare di mantenere il buon umore. Compito dei nipoti è far sorridere i nonni perché sorridere è curativo e aiuta a vedere la vita in maniera più semplice e piacevole.
Josephus Laurentius Dyckmans (1811-1888) è stato un pittore belga, autore soprattutto di scene di genere e ritratti che riguardano nonni e nipoti. Fra le sue numerose opere ho concentrato la mia attenzione su un opera che illustra gli auguri di una nipotina con la mamma alla nonna.
Josephus Laurentius Dyckmans, Grandmother, 1837
Il dipinto illustra il lontano 1837 e una bellissima bimba con la sua mamma che vanno a trovare la nonna per il giorno del suo compleanno. Gli arredi, il tappeto e i quadri rendono elegante l'atmosfera. Il quadro è interessante perchè mostra la donna nelle sue tre età: infanzia, adulta, anziana. Guardate cosa le regalano...un bellissimo canestro di frutta. Ha fatto bene la nipotina, infatti per mantenersi in salute la nonna deve nutrirsi adeguatamente attraverso una dieta sana ed equilibrata, ricca di frutta e verdura. Nel cesto è contenuta uva e pesche: simbolo di augurio, prosperità e lunga vita. Dagli abiti che indossano e dalla stanza si intuisce che la famiglia è aristocratica. La nonna indossa un abito di raso nero con colletto bianco in cotone e pizzo, la cuffietta e dei gioielli; è vedova. La madre e la figlia sono illustrate in abiti chiari color pastello, di raso, molto raffinati. Illustrato accanto alla nonna, su un morbido e grazioso arredo, un cagnolino molto amato dalla nonna perchè le fa compagnia. Rimane accoccolato, forse un pò geloso della visita della nipotina.
In tema di cesti di frutta, come non ricordare il famoso canestro di frutta del Caravaggio? Eccolo:
Caravaggio, Canestra di frutta, 1596
Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Il cestino di Caravaggio è considerato uno dei primi esempi di natura morta. E' evidente quando il Caravaggio sia il pittore del "vero" in grado di riprodurre realisticamente anche la mela bacata, simbolo della caducità delle cose. 
Particolare della canestra di frutta del Caravaggio
L'uva è un frutto autunnale molto presente nelle nostre tavole e molto rappresentato in arte. L'uva è il frutto che racchiude una polpa ricca di succhi zuccherini. Circa l'80% dell'uva è costituita da acqua, il 20% da zuccheri semplici facilmente digeribili. E' ricca di sali minerali (zingo, potassio, magnesio, ferro), oligoelementi, di vitamine (del gruppo A, B e C) e di proteine e lipidi in piccole quantità. Può essere consumata da tutti anche da chi è in sovrappeso, facendo attenzione in questo caso alla quantità trattandosi di un frutto con alta quantità di zuccheri. Nella buccia dell'uva è stato recentemente scoperto un antiossidante per eccellenza che si chiama resveratrolo, che si è visto avere attività antiaggregante piastrinica e quindi fluidificante del sangue. Va mangiata con moderazione dai diabetici.